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Immigrazione, due incontri per comprenderla

Le tre comunità parrocchiali cittadine, organizzate attraverso il Centro d’Ascolto CARITAS, hanno tenuto giovedì 16 giugno, presso la sala convegni di via Pio XII, il primo di due incontri incentrati sul tema dell’immigrazione.

Un fenomeno che tocca sempre più da vicino il nostro Paese e da qualche anno a questa parte, in maniera sempre più significativa, la nostra cittadina. In apertura della serata, moderata e fortemente voluta dal vicario zonale pastorale Don Peppino Cito, un cortometraggio curato dagli alunni della classe 4 C del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane “Da Vinci”.

Il report raccoglie una serie di interviste doppie, realizzate sul territorio, che vedono cittadini nocesi ed immigrati a confronto sul tema. Georgiani, albanesi, marocchini e indiani: tutti pienamente integrati nel contesto cittadino e grati alla comunità, quasi sempre ben disposta ad ospitarli. Alle loro spalle, una situazione talvolta drammatica di guerra o forte disagio sociale che li spinge ad emigrare dalla terra natia, alla ricerca di un tenore di vita migliore ma soprattutto più dignitoso.

“Già da ottobre le tre parrocchie stanno approfondendo e studiando questa realtà, cercando, attraverso la collaborazione determinante di tutte le associazioni filotematiche, di ‘alloggiare i pellegrini’” ha spiegato Don Peppino Cito che ha proseguito: “questo ciclo di incontri vuole soprattutto essere un percorso di preparazione alla festa dei popoli, in programma per il prossimo settembre”.

Primi segnali positivi di questa opera di misericordia, messa in campo dalla Chiesa locale, l’accoglienza a Noci di una famiglia composta da 4 persone. “Ce ne saranno di successive, è nostro interesse proseguire lungo questa strada e garantire sempre a più persone assistenza ed accoglienza” ha dichiarato Vito Palattella, coordinatore del Centro d’Ascolto CARITAS.

Ad inquadrare il fenomeno, geograficamente e socialmente, è intervenuta la pedagogista dott.ssa Angela Martiradonna: “Quella dell’immigrazione è una realtà con la quale la società si appresta a confrontarsi e si confronterà sempre. Ci spaventa non l’immigrato in generale, ma l’immigrato povero. Quello che potrebbe toglierci un diritto, come il diritto al lavoro ad esempio. Questa convinzione si basa su un’idea errata perpetrataci dalla società contemporanea. Le condizioni di vita degli immigrati almeno inizialmente, sono ai limiti dell’umanità. Non si raggiunge il 3% solo in Puglia, per regolarità: le procedure di inserimento degli stranieri nel settore lavorativo sono lunghe e fin troppo formali; spesso gli stessi sono costretti ad accettare condizioni lavorative irrispettose per qualsiasi essere umano”.

Oltre i cliché ormai noti a chiunque, cosa rappresenta per la coscienza individuale di ciascuno il confronto con l’altro? “L’immigrazione ha paradossalmente sostenuto il contesto socioculturale italiano. Gli immigrati sono entrati in quelle compagini lavorative ormai lasciate scoperte dagli italiani (agricoltura, assistenza a domicilio ecc.)” - ha continuato la Martiradonna - “inoltre nel pieno del processo di globalizzazione, l’italiano ha nuovamente messo in discussione quelle che erano le sue certezze, venendo necessariamente a confrontarsi con una nuova realtà, così estranea e lontana dalle sue abitudini e stili di vita”.

Alla relazione è seguito un costruttivo dibattito, al quale ha partecipato il pubblico in sala. Nell’occasione è stata allestita una mostra a tema ed un buffet con piatti tipici dal mondo, preparato e gentilmente offerto da alcuni degli immigrati presenti a Noci.

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